MAMME
Scrivo questa lettera con l’intento di raccontare...
Scrivo questa lettera con l’intento di raccontare la mia esperienza con il CAV e allo stesso tempo di porgere i miei più sentiti ringraziamenti. Sono davvero grata a tutte le persone che mi sono state vicine in uno dei momenti più tortuosi della mia vita; figure che mi hanno dato un supporto e che col tempo si sono rivelate essermi anche vere e proprie amiche. Mai avrei immaginato che ciò potesse accadere, quando due anni fa scoprii di essere rimasta incinta.
All’epoca frequentavo il terzo e ultimo anno di università e avevo, ormai da un paio di anni, questa relazione alquanto travagliata con un mio coetaneo. La mia era poi una storia un po’ particolare, in quanto ero cresciuta in una casa famiglia. A ciò va aggiunta la relazione altamente instabile e a volte proprio tossica col ragazzo con il quale stavo all’epoca e il mio desiderio quasi maniacale di un riscatto tramite lo studio, nel quale avevo riposto tutte le mie speranze per un futuro migliore, del quale io sarei stata l’artefice. Insomma avevo piani ben definiti.
Quando scoprii quindi della gravidanza mi trovai fortemente spaesata; tutto d’un tratto i miei progetti venivano minati, mi trovavo sola all’interno di un rapporto amoroso non sano e avevo un percorso accademico da terminare. Ero tuttavia cosciente della vita che cresceva dentro di me e col passare del tempo sentivo di amarla sempre un po’ di più. Temevo però per le circostanze. Avevo d’altronde avuto io stessa una infanzia tribolata e non volevo infliggere a mio figlio ciò che avevo personalmente vissuto. Sapevo di non volere l’aborto ma allo stesso tempo mi sembrava l’unica via percorribile per via della situazione. Fu a quel punto che mi misi a cercare su internet un aiuto: non potevo accettare l’idea di dover prendere una decisione così importante basata su ciò che pensavo di dover fare, su una mancanza di alternative. Volevo poter scegliere. Scegliere di tenere il bambino, scegliere di non abortire senza che ciò significasse rinunciare alla mia realizzazione personale. Avevo bisogno di sapere che non ero sola.
E quasi come se Dio mi avesse risposto dall’alto, trovai quasi subito il CAV su un forum di ragazze madri in un sito internet. Mi ricordo di aver chiamato il numero verde nazionale e questo mi reindirizzò al centro CAV della mia città. Incontrai dapprima una ragazza con la quale instaurai poi un bellissimo rapporto di fiducia e da lì venni poi introdotta a tutte le altre figure.
La scelta di tenere mio figlio fu comunque dura e altamente ponderata: non mancarono momenti di dubbio, fragilità e talvolta vera e propria rabbia. Ma ci furono anche momenti di tenerezza, speranza e più di tutto avevo questa forte sensazione di vicinanza delle persone che avevo conosciuto tramite il CAV. Il sapere che non sarei stata da sola mi diede la forza di superare le mie paure e prendere la decisione più felice della mia vita.
Decisi di tenere il bambino e continuai con gli studi; ricevetti un immenso aiuto dal CAV sia in termini materiali che proprio dal punto di vista emotivo e riuscii a laurearmi per tempo col massimo dei voti, la lode e mantenendo la borsa di studio. Riallacciai il rapporto con la mia famiglia e sono felice di poter dire che mio figlio ha un padre che, al di là degli attriti avuti con me, lo ama comunque tantissimo e c’è quando se ne presenta la necessità.
Oggi vivo con mio figlio che ha ormai più di un anno, ho trovato lavoro e continuo tra momenti di gioia e soddisfazione e altri di difficoltà (come è normale che sia) il mio percorso genitoriale. E’ certamente una esperienza nuova, diversa, unica e inaspettata, ma che mi ha arricchito come nulla prima d’ora. E per tutto ciò devo ringraziare questa associazione, senza la quale non avrei ottenuto tutto ciò. Mi ha dato gli strumenti per tirare fuori una determinazione e forza che non sapevo di avere. Mi ha esortato a diventare la versione migliore di me stessa e mi ha dato la possibilità di scegliere: scegliere, sì tramite impegno e sudore, la vita e per questo dico grazie, grazie di cuore.
Maria C.